
Dopo aver visto nell’
articolo precedente cosa sono le stablecoin, ovvero delle crypto monete il cui prezzo è ancorato al valore di qualcos’altro (per esempio un dollaro), andiamo adesso a comprendere meglio quella che è la stablecoin più diffusa in assoluto nel mondo crypto:
Tether (USDT).
Che cos’è Tether? Si tratta di una stablecoin ancorata al prezzo di 1$ dollaro americano, creata dall’azienda Tether, la quale, per ogni dollaro virtuale emesso, conserva un dollaro reale nelle proprie riserve.
Almeno così dovrebbe essere, ma in realtà l’azienda detiene fisicamente solo una piccola parte di questi dollari nelle riserve, andando ad investire il resto in prodotti finanziari per aumentare i propri profitti… un po’ come fanno tutte le banche insomma, nulla di mai visto.
Quali sono i vantaggi di Tether? Il vantaggio più grande è sicuramente la larga diffusione e quindi grande liquidità che possiede: possiamo infatti scambiare Tether pressoché ovunque, sia in CeFi che in DeFi.
Un altro vantaggio è il fatto che sia collateralizzato al 100% da una riserva di dollari reali: seppur vero che buona parte di questi vengono a loro volta investiti, la grandissima capitalizzazione e liquidità dovrebbero comunque permetterci sonni tranquilli.
E i suoi svantaggi? Il primissimo svantaggio possiamo trovarlo nella sua totale centralizzazione: esatto, perché nessuno al di fuori di Tether ha voce in capitolo su cosa possono fare con i soldi che detengono nelle riserve.
Un ulteriore svantaggio è sicuramente la mancanza di trasparenza: l’azienda, difatti, sposta di frequente le sue sedi, manca spesso di dati chiari sulla situazione dei fondi e non ha mai ricevuto nessun audit… tutti segnali indicanti che non ama molto sottostare alle regolamentazioni.
Tirando le somme… 
Per concludere, possiamo quindi affermare che Tether (USDT) è sicuramente una realtà di dimensioni abnormi e, grazie a questo, piuttosto sicura da detenere, ma non manca di parecchie ombre, le quali non faranno la felicità di chi cerca una sicurezza pressoché totale.
La regola è quindi: usali ma non farti domande!
Articolo redatto da Jason Murra